Il referendum del 12 e 13 giugno spiegato ai nostri figli tra cauto ottimismo e soddisfazione

“E’ andata, per fortuna.”

“Cosa è andata?”

“Il refererendum, il quorum è stato superato per fortuna”

“Ah è una cosa buona no?”

“Beh, se non si superava il quorum, e cioè almeno la metà degli aventi diritto più uno, il risultato delle votazioni sarebbero stato semplicemente ignorato”

“E perché  mai scusa? Uno deve andarci per forza a votare?”

No, ma è un diritto-dovere. E poi questo era un referendum: la delega politica ahimè è fallita e si chiede l’opinione del popolo su alcune questioni importanti

“Sì sì, lo so, l’abbiamo studiato a scuola. Sono referendum dove si chiede se si vuole cancellare una legge”.

“Sì, si dice abrogare, sono referendum abrogativi”

“Ecco, quelli. Ma non fanno prima a fare le leggi giuste invece di chiederci se vogliamo abrogare quelle che, evidentemente, tanto giuste non sono?”

“Eh, sì, sarebbe meglio”

“A scuola abbiamo parlato tanto dell’importanza di questo referendum, dell’acqua, del nucleare e della legge per Berlusconi ma io non ho capito una cosa:  perché se sono leggi sbagliate serve il quorum? Sono sbagliate anche senza raggiungerlo o no?

“E’ una questione di democrazia e costituzione: al momento i referendum sono presi in considerazione in quanto espressione insindacabile del popolo che è sovrano ma solo se si esprime la maggioranza degli aventi diritto.”

“Beh ma per cose così importanti dovrebbero andarci tutti a votare!”

“Hai ragione ma la politica tenta di guidare anche questo momento di espressione di libertà del cittadino suggerendo cosa votare e, peggio ancora, di non andare a votare sperando di non raggiungere il minimo numero di votanti”.

“No, aspetta, fammi capire: c’è qualcuno che va a votare al referendum e dice che vuole il nucleare e la legge per i politici ad esempio sono da mantenere? Non ci credo!”

“Beh, sì… Ma c’è di peggio: c’è chi non va a votare nella speranza che non si raggiunga il quorum per mandare tutto in fumo.”

“Secondo me il referendum dovrebbe valere anche se vota solo uno così la prossima volta vanno tutti a votare, no? Cioè te ne freghi e di fatto decidi per me che m’interesso e vado a votare?”

“Sì, lo credo anch’io che qualcosa debba essere modificato. Intanto sono contento. Oggi abbiamo rischiato di legittimare la consegna di un mondo peggiore a te ed ai tuoi figli, e non me lo sarei mai perdonato. Erano anni che non ero orgoglioso di essere parte attiva di un risultato politico, elettorale e sociale.

 

Sì, è andata perché non avrei mai avuto la forza di guardare in faccia i miei figli e dire loro che, anche questo, era stato subìto passivamente senza minimamente pensare al loro futuro.

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