Facebook: “giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down” ed il gioco pericoloso dei giornalisti

Se avessi voluto descrivere il fenomeno dilagante di questi giorni dei gruppi su facebook inneggianti violenze, odio o scempiaggini varie avrei utilizzato sicuramente le parole utilizzate da Fabio Chiusi nel suo post. Anzi, parto proprio dalle sue considerazioni che condivido pienamente e faccio anche mie.

Il momento chiave è il passaggio dalla Rete ai mainstream: come viene effettuato e, soprattutto, perchè.
Ieri il TG5 oltre ad aver pagato pegno al Cavaliere trasmettendo in entrambe le edizioni principali della giornata la sua estenuante filippica telefonica di svariati minuti di chi si scaglia contro il governo a detta sua del fare, ha riportato la notizia di come facebook fosse nuovamente nell’occhio del ciclone.
“Dopo il gruppo Uccidiamo Berlusconi” recitava testualmente il servizio, facebook sfornava impunemente altri gruppi con oltre mille iscritti questa volta contro i bambini down.
Immancabile il passaggio della Carfagna che ritiene inammissibile, inaccettabile, pericoloso, etc etc.
E’ stato omesso, com’è ormai abitudine, di spiegare tecnicismi che vanno a chiarire il fenomeno. Frettolosamente, in coda è stato ammesso che gli stessi utenti hanno fortemente protestato.

Io, come tanti, ho diffuso su svariate piattaforme di social network il link di quel gruppo (e anche di altri) affinchè più persone possibili andassero a segnalarlo all’amministrazione di facebook e quando l’ho notato io (a mia volta su altra segnalazione) gli iscritti erano meno di 500.
Nessuno ha detto che la maggior parte degli “iscritti” si è iscritta per poter pubblicare sulla bacheca quanto fosse meschino un gruppo come questo (basta leggere la bacheca senza iscriversi).
Gesto nobile ma inopportuno: si gonfia il numero degli iscritti e aumenta l’interesse di chi funge da interfaccia  attingendo notizie dalla rete per dirottarle dopo un opportuno maquillage in giornali e televisioni.
Altro aspetto tecnico non accennato è l’abitudine di certi gruppi di essere creati con un nome buffo, insignificante e divertente tipo “Per chi preferisce il mare alla montagna” per poi essere rinominato all’insaputa degli ingenui iscritti in qualsiasi gruppo inneggiante odio, violenza ed idiozia.
Il risultato è chiaro: l’utente risulta iscritto.
Questo, per inciso, è quello che è successo in occasione dell'”incidente” di Berlusconi a Milano e dei ralativi gruppi su Facebook improvvisamente ed inspiegabilmente numerosissimi.

Altro aspetto riportato anche dai giornali è la difficoltà di controllo e d’intervento delle autorità italiane in quanto il servizio di facebook fa capo direttamente a Palo Alto, in California.

E’ estremamente importante capire il quadro che scaturisce da questo tamtam mediatico:

  • facebook è un posto pericoloso
  • facebook difficilmente controllabile
  • facebook è difficilmente censurabile
  • facebook tira fuori il peggio degli utenti
  • facebook non consente l’agevole intervento delle autorità
  • facebook è un problema

(Sostituire alla parola facebook qualsiasi social network, blog o quant’altro non direttamente controllabile e manipolabile).

Se vogliamo dare un pretesto ai vari DDL bavaglio abbiamo ancora una volta imboccato la strada giusta.
Non so (o non voglio sapere) quanto i giornalisti dei mainstream siano consapevoli del danno che crea veicolare questo messaggio ai loro utenti peraltro solitamente meno consci degli strumenti informatici e delle dinamiche delle Rete.

Un approccio mediatico e pubblicitario dunque: instillare la necessità affinchè diventi un’esigenza popolare. Ho ancora in mente le parole di Cossiga nell’intervista rilasciata in occasione dell’uso da parte del Governo Berlusconi della forza pubblica contro gli studenti manifestanti:

PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

L’intervista completa la trovate qui e qui.

Vedete perchè la Rete va censurata e controllata?
Perchè ricorda tutto.
Perchè c’è sempre qualcuno pronto a ricordare.

Rendetevi conto, cari giornalisti televisivi e della carta stampata, che state veicolando un messaggio pericoloso e distorto.

Mi piace sperare involontariamente ma a pensar male, spesso si indovina.

Una poesia vale mille parole:

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare

(B. Brecht)

6 thoughts on “Facebook: “giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down” ed il gioco pericoloso dei giornalisti

  1. Rendetevi conto, cari giornalisti televisivi e della carta stampata, che state veicolando un messaggio pericoloso e distorto.

    Domandina: ti risulta che si siano mai posti il problema del tipo di messaggio che mandavano o, bello o brutto, l’importante era lanciare il messaggio e (possibilmente) che si sentisse forte e chiaro!? ??! 😉

    1. Non mi risulta ma adesso la posta in gioco è estremamente alta e non riguarda solo dare una notizia e la tiratura del giornale o lo share. Si rischia di prestare il fianco a chi vuole spacciare la rete una terra di nessuno dove far crescere diffidenza, timori e bisogni censori.

      1. Togliamo pure “adesso” e ricordiamoci dei vari decreti, decretini, proposte di legge, propostine e petizioni sul tema. Da tempo cercano di limitare o mettere in cattiva luce la rete, quello che li frega è che la rete, bello o brutto che sia, vive di “luce propria” e la luce altrui se la fila poco 😉

        1. Il mio “adesso” è sintomatico di un continuo crescendo che sta arrivando al capolinea. I troll, veri o fake, danno una mano. Se anche i giornalisti ci mettono del loro, l’opinione pubblica non può che avallare il bisogno instillato. Tieni conto inoltre che si ha sempre timore di quello che non si conosce ed in Italia la rete è ancora vista roba da addetti ai lavori, purtroppo

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