Come avevo anticipato in questo post volevo ritornare sull’argomento specifico della “sicurezza & social network“.
L’argomento, a mio avviso, è stato trattato solo marginalmente nella tavola rotonda dell’IBM Security Day 2010.
Le concause che ipotizzo io sono almeno tre: il target ipotizzato, gli illustri interlocutori ed il poco tempo a disposizione.
Il target
Era una giornata di addetti ai lavori quindi, credo, abbiano tarato gli argomenti ed i relativi approfondimenti ipotizzando che il pubblico fosse più interessato a come difendersi piuttosto che capire da cosa difendersi e perchè.
Non credo sia stato ipotizzato un interesse della platea verso nuove forme di comunicazioni e di business.
Gli interlocutori
La tavola rotonda era composta da personaggi e amici di primissimo piano, esperti ed affermati sia nel mondo universitario e pubblico che nel privato.
Mancava, a mio avviso, un tassello in più: un esperto di comunicazione e nuovi media avrebbe sicuramente avuto modo di arricchire i contenuti del dibattito.
Il tempo
Inoltre, l’argomento avrebbe meritato una sessione pomeridiana apposita piuttosto che condensarlo in una tavola rotonda con tanti interlocutori e poco tempo a disposizione.
Ad esempio non c’è stato spazio a sufficienza per dare l’enfasi che meritava l’iniziativa coordinata dal Dr. Roberto Marmo “La sicurezza delle informazioni nell’era del web 2.0“, un progetto collaborativo su piattaforma wiki che merita una nota di merito (qui la documentazione finale).
Nell’evento, la tematica “sicurezza & social network” è stata affrontata da un punto di vista prettamente tecnologico ed in ambito aziendale.
Non è stato affrontato l’impatto organizzativo, di produttività, umano e socio-economico. Si è parlato del dominio da proteggere, di protezione end-to-end, di cosa proteggere e della definizione dello scope infrastrutturale.
Tutto giusto ed interessante ma monco di una parte che avrei voluto discutere ed affrontare: il social network come opportunità, non solo come un rischio da cui proteggersi.
Nessuno si preoccupa di monitorare le linee telefoniche, di fax, le mail o i supporti removibili per evitare la fuga di notizie aziendali riservate ma tutti manifestano l’esigenza di dover limitare o censurare l’accesso ai social network.
Perchè? Solo per l’immediatezza intrinseca dello strumento?
Ancora una volta si confonde l’abuso con l’utilizzo ed lo strumento abilitante come il fine.
C’è, a mio avviso, la tendenza a voler limitare l’uso di uno strumento innovativo piuttosto che educarne e prevederne un uso corretto e persino proficuo.
Senza una valutazione omnicomprensiva del fenomeno non si riuscirà a definire cosa realmente è a rischio, perchè ed in quali scenari.
Conseguentemente, le contromisure rischieranno di essere parziali, settoriali ed inevitabilmente inefficaci.
in effetti il social network balza all’occhio perchè lo cerchi su google e ti vien fuori che qualcuno ha fatto trapelare notizie. In effetti ci son tanti di quei modi utili a far trapelare notizie che il social network dovrebbe essere l’ultimo dei problemi…proprio perchè puoi monitorarlo 🙂
Infatti. E come al solito, quello che non conosciamo a fondo, nel dubbio, lo limitiamo, blocchiamo, vietiamo, censuriamo, etc
Nel 1800 ogni treno doveva essere preceduto da un uomo a cavallo con bandiera rossa, perché il treno era ritenuto troppo pericoloso. Poi la tecnologia ferroviaria si è sviluppata, si è riuscito a controllare la velocità e i possibili incidenti, e il treno trasformato l’economia mondiale.
Stessa cosa sta succedendo con i social network.
Mi dispiace di trovare tante persone che hanno paura di entrare nei social solo per “sentito dire” e danno giudizi senza avere esperienze dirette.
Roberto, ti ringrazio del tuo contributo. Tu eri nella tavola rotonda: hai avuto la mia stessa sensazione?
C’è ancora tanto da fare, soprattutto verso molte persone che parlano di social network privacy ecc. ma non hanno una esperienza diretta e personale, tirando così conclusioni basate solo su luoghi comuni o su notizie sensazionalistiche. Ci vorrebbero delle voci indipendenti dalle logiche aziendali di vendita prodotti e servizi.
Bisogna fare presto per porre rimedio ai guasti portati da chi vuole limitare l’uso, per non rischiare di buttare via uno strumento di comunicazione secondo me ancora da esplorare.
Vero. Io e tanti altri nel nostro piccolo non perdiamo occasione per confrontarci, sottolineare potenzialità e pericoli concreti senza strumentalizzazioni, luoghi comuni o falsi perbenismi. Spero di riuscirne a parlare anche al prossimo barCamp InnovatoriPA a maggio al forumPA a Roma.
Se posso essere utile non esitare a farmi un fischio