Location (over)sharing & location privacy: tendenze, opinioni e consapevolezza

4squareInsieme ai dispositivi dotati di localizzatore GPS interno ed ai piani dati flat offerti dai carrier telefonici è tutto un fiorire di geolocalizzazione.

La geolocalizzazione offre diversi spunti di riflessione. Se da una parte apre scenari applicativi innovativi (vedi applicazioni di augmented reality e di electronic cash, ad esempio) dall’altra si registrano diversi interessi pubblicitari e di marketing a soluzioni e servizi come 4square e places di facebook per citarne solo alcuni.

La tendenza ad utilizzare continuamente uno strumento di questo tipo ci porta ad analizzare anche altri aspetti molto più sociali e meno applicativi: over-sharing.

Oggi c’è la tendenza a condividere di tutto, in qualsiasi momento e occasione, frenesia probabilmente dovuta alla novità dello strumento, all’estrema facilità d’utilizzo nonché agli aspetti sociali che un checkin può generare nella nostra community.

E’ cambiata la percezione della privacy? Se fino a qualche anno fa registravamo improbabili nickname/alias da qualche tempo vediamo una tendenza ad apparire ed “esistere” in rete con il proprio nome e cognome, fenomeno facilmente riconducibile anche alla diffusione delle piattaforme di social network.

Per location (o locational) privacy si intende la capacità  di un individuo di muoversi liberamente in un luogo pubblico con l’aspettativa che la propria posizione non sia tracciata e/o registrata a nostra insaputa per eventuali scopi futuri.

Alcuni esempi concreti di tecnologie che pongono un serio problema sulla locational privacy dalla vita di tutti i giorni:

  • controllo del traffico
  • ztl
  • telefoni cellulari
  • applicazioni con geotagging (twitter, places, 3quare, …)
  • telepass
  • sistemi di pagamento elettronico (carte di credito, bancomat,…)
  • ricerche sul proprio dispositivo di utenti/servizi nelle vicinanze
  • utilizzo di hot-spot gratuiti
  • rfid

Se a questo elenco sicuramente non esaustivo di occasioni che mettono in discussione la nostra privacy aggiungiamo l’utilizzo di applicazioni di geotagging in modo più o meno consapevole arriviamo a quella che viene definita come location over-sharing, sovraesposizione che potrebbe comportare rischi e conseguenze indesiderate.

Altro aspetto da sottolineare e da ben evidenziare è la (ovvia, ndr.) presenza di tecniche di ricerca location based sempre più efficaci e precise.

Please Rob me ad esempio è un sito creato appositamente per sensibilizzare gli utenti circa la perdita di location privacy e la consapevolezza dei rischi della location-awareness e over-sharing. Sfruttando le funzionalità di ricerca di twitter venivano mostrati i messaggi con geotag (al momento il sito non offre più questo servizio dimostrativo).

Alcune riflessioni.

Come avviene sempre quando si adottano strumenti e potenzialità nuove si tende sempre a sovradimensionare il fenomeno e/o di confondere lo strumento con i dati veicolati e con l’uso che se ne fa.

Montreal Gazette, 1983

A titolo d’esempio, il 22 settembre del 1983 Montreal Gazete poneva un problema analogo per l’utilizzo del telefono e delle segreterie telefoniche.

Per quanto riguarda l’utilizzo fraudolento dell’informazione legata alla posizione attuale mi preme sottolineare che i topi d’appartamento esistevano prima dei telefoni con ricevitore satellitare e prima di places, twitter e foursquare.

Ciò non significa che il problema non esiste o che ignorato. Al contrario, il problema esiste e sarà sempre più attuale e, come spesso accade, ci accorgeremo dei danni quando saranno reali e non più solo potenziali.

Non invio più foto con geotag? Non effettuo più check-in in foursquare? Non uso più il geotag su twitter? Beh, potrei. Potrei chiudere il profilo, sì.

Ma non illudiamoci di riuscire ad eliminare l’esposizione.

Non potrei ad esempio gestire i dati dei miei spostamenti attraverso le celle GSM, ad esempio. Così come non ho idea di come e chi gestisce i miei dati della carta di credito o ztl o telepass etc etc.

Ai paranoici ricordo l’elenco non esaustivo in alto. Agli sprovveduti segnalo i potenziali rischi.

Nessun allarmismo: ancora una volta, a mio avviso,  la consapevolezza è la chiave di lettura.

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Per chi volesse approfondire la tematica della locational privacy segnalo questa risorsa dove è possibile scaricare diversi paper e dettagli  tecnici. Questo paper invece è per i sostenitori di “i’ve got nothing to hide“.

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