Sulla carta sembra essere quello che generazioni di genitori hanno sempre sognato: un test per la sindrome di Down non invasivo.
A giudicare dalle prime indiscrezioni entro 2-3 anni sarà disponibile un test prenatale che si basa sull’analisi di un campione di sangue materno.
Lo annuncia sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Science) un gruppo di ricercatori della Stanford University (California).
E’ stato dimostrato che una piccola quantità di sangue fetale circola anche nel sangue materno e su questo si basa l’esperimento del team di Stanford.
L’esame inoltre permette di identificare altre forme di disordine cromosomico già dalle prime settimane di gravidanza (come la sindrome di Edward e la sindrome di Patau).
Se il cauto ottimismo verrà confermato, siamo di fronte ad una svolta generazionale: basta amniocentesi e villocentesi invasive, pericolose e attuabili solo in un determato periodo gestazionale con rischio sia per il feto che per la madre.
E’ un grande passo per tutti.
Personalmente, ho la sensazione che i media tradizionali non abbiano dato particolare enfasi alla notizia.
N.B.: per approfondimenti abstract e articolo integrale