Banda larga: ma la crisi è solo italiana?

Il CIPE da tempo doveva sbloccare i fondi di circa 800 milioni di euro del piano Romani-Brunetta per il superamento del “digital divide” ma, afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta «il Governo ha cambiato ordine di priorità” essendo stati oggetto di stanziamento prima della crisi economica. E aggiunge che “una volta usciti dalla crisi si potrà riprendere l’ordine delle priorità, e la prima sarà la banda larga».

connectivity_picTante le reazioni: in una nota della CGIL pubblicata dal Corriere si legge che “Lo stop alla banda larga blocca il Paese”

Adnkronos riporta la critica della Melandri.

Il Governo lo attribuisce alla crisi, c’è anche chi lo attribuisce alla pandemia (della serie “banda larga o vaccino?”).

Diverse le polemiche anche allo IAB forum: malgrado gli sprechi siamo ancora ben lontano dal competere con altri paesi anche europei.

Certo che la crisi e la pandemia sono mondiali.  O no?

Viene il dubbio visto che abbiamo un’Europa a due velocità (fonte Corriere). La Finlandia darà internet veloce a tutti, la Svizzera lo fa già da un anno, la Svezia sfrutta MAN a prezzi paragonabili ai nostri 7 Mbps e dal 2007 ci sono zone in fibra ottica che raggiungono 1 Gbps di connettività domestica. Dopo la Finlandia, si legge su punto-informatico, anche la Svezia prevede di offrire 100mbps almeno al 90% della popolazione entro il 2020.

Non è che l’erba del vicino è sempre più verde ma sembra che questa crisi sia meno internazionale di quanto sembri. Oppure, semplicemente, c’è chi la invoca per non fare e chi investe per superarla. Noi?

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