Wikipedia sotto i riflettori. Ma l’hanno capita? Eco sembra di no

Nelle ultime settimane continuano gli attachi a wikipedia, ai suoi contenuti ed alla sua amministrazione non sempre puntuale e reattiva.

Anche se la critica (e l’analisi critica) sui contenuti non è una novità, le ultime affermazioni di Umberto Eco perplimono non poco.

Il web è idiota, afferma lo scrittore al Salone del libro di Torino, perchè ricorda tutto senza selezione o discernimento delle fonti.

“La memoria soffre di tre malattie: l’eccesso di ricordi, l’eccesso di filtraggio, la confusione delle fonti. Malattie cui dobbiamo far fronte, se vogliamo tramandare qualcosa alle generazioni future e salvarci l’anima”.

“L’anima è fondamentalmente memoria. Senza memoria, non si può andare né all’Inferno, perché la dannazione consiste nel rivivere costantemente i propri peccati,  nè in Paradiso, perché se ci arrivassimo senza memoria la beatitudine non sarebbe che un’ipnosi senza senso.”

Interessanti le metafore dell’Inferno e del Paradiso (perchè sono metafore, spero).

Quanto mai attuale il problema dell’attendibilità delle fonti. Peccato che i media tradizionali fanno scuola da sempre e, ironia della sorte, è quasi sempre il web a permetterne le smentite (vedi un’invenzione di Studio Aperto ancora non smentita da settembre 2009).

Quindi l’attendibilità della fontè è un problema ma riconducibile a chi fornisce una notizia, non al mezzo utilizzato per veicolarla.

“…il rischio che corriamo in quest’epoca di digitalizzazione diffusa è di perdere di vista proprio “l’enciclopedia comune” per ritrovarci con “sei miliardi di enciclopedie individuali, una diversa dall’altra, in cui le nozioni condivise sono perdute”

Il riferimento alla conoscenza condivisa tipica di wikipedia è immediato ed evidente. Rispetto profondamento lo scrittore ma non riesco a capire il punto della discussione. Perchè tanta avversità nei confronti di un sistema wiki? Non sarà proprio la natura sottesa dei contenuti aperti a creare malumori o incomprensioni?

Detrattori o meno, qualcuno è cosciente di cosa sia wikipedia e quale sia la sua attendibilità e natura? Interessanti le riflessioni pubblicate su wired in merito.

Qualcuno ha letto il disclaimer di wikipedia?

Col massimo rispetto verso lo scrittore ritengo che abbia dimostrato una conoscenza superficiale della tecnologia e delle basi su cui si fondano i nuovi approcci collaborativi.

Anche il riferimento alla durata dei supporti (Della durata nel tempo dei nostri supporti elettronici non c’è evidenza scientifica, anzi finora abbiamo putroppo certezza che essi non ‘durano’;  non abbiamo più computer che leggano i floppy disk, presto non ci saranno più computer che leggano i cdromfonte L’Espresso) denota una chiara superficialità ed, ancora una volta, la confusione tra sostanza (la conoscenza) e lo strumento usato per veicolarla (supporto).

Mi sembra un chiaro episodio in cui, tronfi della propria ignoranza tecnologica e forti della posizione socialmente riconosciuta si prova ad affrontare argomentazioni in cui si spera che il peso dell’autorevolezza sostenga i contenuti piuttosto scarni e discutibili.

Magari mi sbaglio ma sono convinto che sia anche un pessimo esempio di comunicazione.

6 thoughts on “Wikipedia sotto i riflettori. Ma l’hanno capita? Eco sembra di no

  1. In realtà Eco è piuttosto ben preparato sull’argomento Wikipedia (vedi l’intervista su Wikinews.
    Tutto sommato che il web sia idiota (almeno in parte) non è una affermazione che mi sconvolge: il problema è che se il web è stupido allora dev’essere intelligente chi lo fruisce. E io sulla consapevolezza dei fruitori non ci metto neanche lontanamente la mano.
    E chiaramente il web è solo l’ultimo degli idioti nella categoria “mass media”: quante volte hai sentito dire “è vero perché l’ha detto la televisione”?
    E’ solo incredibilmente facile e, per certi versi, appealing sparare a zero sul web (con o senza auliche metafore) piuttosto che cercare di formare i fruitori 😉

    1. Avevo letto quell’intervista ma mi ha convinto ancora di più del pessimo esempio di tentata comunicazione da parte di un rispettabilissimo e stimato scrittore che mal si rapporta con la tecnologia e lo spaccato sociale che dovrebbe invece “vivere” e raccontare. Anzi, viene additata con metafore dantesche. Devo dire che mi ha deluso, per l’ennesima volta.

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