Oggi è partita questa iniziativa: un’Agenda digitale per l’Italia.
Un centinaio i promotori che hanno acquistato uno spazio pubblicitario sul Corriere della Sera per dare enfasi ed effettuare il kickoff di questo progetto.
Conosco molte di quelle persone e con altre ho scambi di opinioni pressoché giornalieri e non posso che aderire/partecipare ed augurare loro un grande in bocca al lupo.
Obiettivo?
Riporto testualmente:
Chiediamo, entro 100 giorni, la redazione di proposte organiche per un’Agenda Digitale per l’Italia coinvolgendo le rappresentanze economiche e sociali, i consumatori, le università e coloro che, in questo Paese, operano in prima linea su questo tema.
Richiamiamo l’attenzione di tutte le forze politiche, gli imprenditori, i lavoratori, i ricercatori, i cittadini, perchè non vedano in queste parole la missione di una sola parte, ma di tutto il Paese.
Tutti i dettagli li trovati sul sito dell’iniziativa.
Detto questo, diverse sono le osservazioni in merito.
In primo luogo, la cosiddetta Agenda digitale è una delle sette “iniziative faro” della strategia Europa 2020, adottata dai ministri europei il 17 giugno 2010 per proseguire e rinnovare la strategia di Lisbona approvata dieci anni fa. La nuova strategia impegna gli Stati membri e l’Unione europea ad affrontare i principali ostacoli ad una crescita “intelligente, sostenibile e inclusiva”. Pertanto, la Commissione Europea lavora a stretto contatto con i Governi membri: non so fino a che punto ci sia lo spazio per una lodevole iniziativa privata (ammesso che voglia restare tale). Vedi www.agendadigitale.it o www.digitalagenda.gov.it e questa pagina della Commissione Europea per il progetto (in inglese). [Serve a mio avviso un approccio istituzionale.]
In secondo luogo, francamente non capisco perché e per quale motivo “entro 100 giorni” questo governo dovrebbe mettere in campo tutto quello che non ha fatto negli ultimi anni. Inoltre, ha dimostrato in più occasioni scarsa dimestichezza con la tematica e predisposizione a scelte non lungimiranti: improbabile pertanto che, in pochissimo tempo si riesca a giungere a “la redazione di proposte organiche per un’Agenda Digitale per l’Italia coinvolgendo le rappresentanze economiche e sociali, i consumatori, le università e coloro che, in questo Paese, operano in prima linea su questo tema”.
In terzo luogo, ho la sensazione che vuole passare come un’iniziativa partita dal basso, dalla condivisione, quasi un manifesto del crowdsourcing, mentre invece sembrava, e non solo a me, più un viral marketing carbonaro dei soliti, ottimi elementi dell’IT italiano.
In ultimo luogo, senza polemica e accanimenti puntuali, mi lascia perplesso vedere tra i firmatari strutture/persone/aziende che hanno, a mio avviso, rallentato per anni e anni lo sviluppo dell’IT in Italia traendone peraltro benefici.
Pur avendo la massima fiducia negli organizzatori che ho avuto modo di conoscere l’iniziativa mostra alcune lacune by-design che potrebbero incidere nella credibilità e negli obiettivi percepiti.
Ciao Armando, condivido il tuo punto di vista relativo alla modalità con la quale questa iniziativa è nata. Troppo spesso iniziative che sembrano utili socialmente prendono poi un a piega particolare: come se chi aderisse alla cricca iniziale volesse fare personal branding… invece di attivismo vero.
PS: ho visto il pingback sul mio blog ma non ho trovo il link al mio sito.
Ciao Fabio, comincio a pensare di non essere l’unico che analizza con ottica critica.
Ad ogni modo, staremo a vedere come evolve l’iniziativa e la strada che prenderà.
P.S. E’ un trackback