Molte delle persone che hanno avuto modo e voglia di leggere il mio post si possono suddividere in tre grandi gruppi: chi era padrone dell’argomento (tra cui sicuramente chi ha lasciato il proprio contributo al post), chi conosceva l’argomento ma non approfonditamente e chi invece ha sgranato gli occhi.
I primi hanno letto attentamente seguendo gli spunti di discussione sia sul blog che sui vari streamline. I secondi, che spesso vengono chiamati lurker, cioè chi legge, comprende ed approfondisce cercando di colmare quello che non conosceva dell’argomento. Gli ultimi, che hanno capito poco e non pensano minimamente di intervenire nella discussione per evitare banalità o semplicemente perchè non si sentono affatto coinvolti direttamente.
Gli spunti, le discussioni, i contributi e le osservazioni ricevute da chi si è dedicato alla lettura del mio post mi hanno spinto a spiegare, aldilà specificatamente dell’evento fortuito trattato, cosa siano gli aggregatori e, soprattutto, perchè ci siano dei casi in cui è bene verificare il loro funzionamento.
E’ evidente che un aggregatore di notizie possa essere un business o una fonte più o meno diretta di guadagno.
L’idea nasce dal voler monetizzare le caratteristiche spiccate di aggregazione e di modularità offerte dai “generatori di contenuto” siano essi streamline di social network, blog, riviste, CMS o quant’altro produca un feed da poter gestire correttamente.
Monetizzare e gestire correttamente: due aspetti diversi dello stesso argomento.
Da un punto di vista di marketing essere proprietario di un sito/servizio che riceve n-mila accessi alla settimana, X visitatori unici e chi più ne ha più ne metta significa avere una grande leva pubblicitaria e conseguente potenziale valore economico.
Come rendere appetibile questo servizio per raggiungere i livelli di frequentazione descritti e utili al business?
La parola chiave è contenuti, ovviamente. E perchè non prenderli già pronti?
L’aggregatore di notizie svolge difatto un ruolo di rassegna stampa per quel dato argomento avvalendosi di una cernita a monte sulle sorgenti d’informazione e al tempo stesso sulla qualità dei contenuti selezionati. Il tutto viene gestito tramite feed RSS.
Pertanto, se io volessi essere informato, ad esempio, delle ultime notizie dal mondo Apple posso importare un feed del servizio ipotetico importaquestoipoteticofeed.it/Apple ed avere comodamente tutte le notizie (originariamente sparse per la rete) concentrate e strutturate sul mio lettore di news preferito o direttamente sul sito web del servizio d’aggregazione.
Quindi il sistema è semplice: importo dei buoni contenuti, appetibili e li rendo disponibili tramite il sito web del servizio. Quest’ultimo, forte dei dati di accesso e della qualità dei contenuti, lo farcisco di pubblicità (i cui proventi andranno al titolare del servizio, non all’autore del contributo, ndr).
E’ un accordo tra le parti, è business. Si perchè le fonti autorevoli che fanno da volano del servizio forniscono solitamente espressa autorizzazione alla pubblicazione/aggregazione dei loro contenuti e spesso sono loro stessi a chiedere di aderire. In cambio hanno una visibilità maggiore, una sorta di vetrina in più su cui essere presenti.
Fin qui è un meccanismo strano ma abbastanza lineare visti gli accordi diretti tra la fonte e chi la utilizza.
Il problema nasce quando vi sono degli aggregatori che non richiedono l’autorizzazione alla pubblicazione dei contenuti altrui o quando ci si imbatte in una catena d’aggregazione.
Immaginate quali controlli dei contenuti possano essere effettuati quando si presentano dei casi come quello che è successo anche a me, in cui il servizio di aggregazione aggregava a sua volta un aggregatore di notizie.
E’ il caos. C’è il rischio di perdere completamente il controllo di dove i tuoi contributi sono pubblicati (senza autorizzazione) e con quale scopo. Nel mio caso, inoltre, essendo i contenuti rilasciati con licenza Creative Commons share-alike non-commercial, si prefigurava anche una violazione delle condizioni d’uso dettate dalla suddetta licenza.
Nel caso specifico pare si sia trattato di una sfortunata serie di eventi sfavorevoli ma posso affermare con certezza che analoghe o peggiori situazioni continuano a verificarsi in barba a qualsiasi tipo di netiquette, accordo o persino licenza.
Quanto emerge è un quadro in cui in molti stanno investendo quindi occorre sempre sgranare gli occhi e prestare la massima attenzione.
In questo contesto, al momento, significa: controllare sempre i link entranti, controllare la statistiche d’accesso, verificare anomalie, prendere dimestichezza con le query avanzate di google (e non solo) nonchè inserire svariati collegamenti ad altri propri post in modo da monitorare eventuali link entranti da risorse non conosciute o autorizzate.
Sì, al momento, visto che anche questo campo è quanto mai in continua evoluzione e reciproco adattamento.
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Clusit
Letto volentieri anche l’approfondimento.
A proposito di aggregatori… desidero chiederti un parere sul mio nuovo aggregatore:
http://www.aggregatore.pubblicizzaresito.net/
Secondo te, è a norma con le vigenti leggi sul diritto d’autore?
N.B.: ovviamente mi guardo bene dall’inserirlo tra le fonti di altri aggregatori.
Andrea, non sono un legale esperto in diritto informatico. Per la mia esperienza se non aggreghi altri aggregatori dovresti riuscire a fare un lavoro “pulito”. Rispettare la volonta dell’autore e citare la fonte dovrebbero abbattere i rischi di controversie fastidiose. Cosa ti preoccupa di preciso?
Volevo segnalarvi anche Notizie Informatiche
http://www.notizie-informatiche.com/
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