Stato clandestino

clandestinoAmaro gioco di parole. Rosarno come cartina tornasole di una società malata e depressa. E come tutti i depressi rifiuta di accettarlo.
Si perché è più comodo pensare che, finalmente la cosiddetta “società civile” si è destata dal suo tollerante torpore per fare fronte comune contro “il nemico”. Un risveglio auspicato quanto inevitabilmente violento. Non so quanto armarsi fino ai denti ed arrivare alle intimidazioni, agli agguati di gruppo ed ai linciaggi possa essere appunto “civile” ma questo è quanto sta succedendo in Calabria.

Viene da chiedersi se lo stesso nemico che stanno allontanando oggi con violenza e decisione sia lo stesso che ha foraggiato per anni i clan locali per arrivare in Italia e mantenere la propria anonima clandestinità.

Viene da chiedersi se è lo stesso nemico che i signorotti locali hanno assoldato e sfruttato per anni per i lavori nelle campagne o nell’edilizia facendo innalzare i propri guadagni, il lavoro nero, l’evasione fiscale, le truffe ai danni dello Stato, gli incidenti sul lavoro e la disoccupazione.

Viene da chiedersi perchè, chi fomenta e perchè proprio adesso.

Forse si può ottenere lo stesso tipo di manodopera sottopagata puntando sulle comunità rumene e bulgare?

Forse.

Clandestini: quello che è sicuro è che per anni i destini di questi disgraziati sono state nelle mani dei clan, beffardo gioco di parole.

Ma lo Stato, quello vero, civile e garantista, dov’era quanto questi nuovi schiavi, onesti e non, venivano arruolati in Calabria?

Dov’era quando si accampavano in condizioni inumane in strutture abbandonate e fatiscenti?

Adesso di parla di xenofobia indotta dall’eccessiva tolleranza. Comodo.

Stato assente?

No, clandestino (con annesso gioco di parole).

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